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Simona Schiera


Questo libro parla della mia storia di vita in un periodo complesso in cui sono passata attraverso tanti cambi che mi hanno aiutato a riscoprirmi nella mi autenticità e che mi hanno aiutata a capire chi sono e cosa voglio fuori dalle aspettative in primis di me stessa e così anche della società contemporanea.


Histórias da vida Todo o público.
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Pianta un albero

Il motivo per cui scrivo questo libro è perché sento il bisogno di riattraversare questi due anni che mi hanno stravolto la vita. Sento ad oggi, il bisogno di esprimere con le parole, emozioni e situazioni che mi hanno portato al mio oggi; mi sento una persona che è rinata dopo che ha attraversato la tempesta e sono eternamente grata per ogni persona che la vita mi ha inviato per accompagnarmi, nel bene e nel male, durante questo cammino.

Ricordo quando a Dicembre del 2019 chiesi ai miei genitori, come regalo di Natale, il passaporto; compivo 29 anni, da quasi 5 vivevo in Spagna, a Barcellona e avevo tantissima voglia di viaggiare fuori dall'Europa poiché mi affascinano le culture asiatiche, per esempio, o quelle sud americane o a pensarci bene... qualsiasi cultura che sia diversa dalla mia e che mi possa apportare un valore e crescita personale.

Fatti quadrare tutti i calcoli con i miei per tornare a Palermo, presi il passaporto e tornai a Barcellona: quella sensazione di speranza mista ad adrenalina ed anche un poco di timore per quello che mi aspettava la sento ancora adesso anche se ho molti piu capelli (durante un viaggio in Andalusia li avevo tagliati quasi a zero), una pancia da donna incinta ed un post-Pandemia.

Marzo 2020: annunciano lo stato di emergenza per COVID-19;da poco mi ero trasferita da sola in un appartamento accanto la spiaggia de la Barceloneta e avevo deciso di adottare due gatti, Seren ed Eros che giusto arrivarono due giorni prima del lockdown; senza di loro credo sarei diventata matta. Quando si dice che tutto nella vita succede per un motivo.. ed io lo credo, o per lo meno credo nella legge dell'attrazione. Li ho pensati ed immagjnati per cosi tanto tempo nei miei pensieri che un giorno li ho avuti tutti per me.

Credo anche di non avere passato cosi tanto tempo in casa come quando mi è stato detto di rimanerci per una questione di sicurezza mondiale. E qui mi posi il primo quesito, un quesito dal quale ero sempre ero riuscita a fuggire perché non avevo mai avuto il tempo di soffermarmi a pensare: e adesso... che faccio? Che fa una persona che vive da sola con due gatti tutto il giorno in casa? A parte filosofare sulla propria vita e quella dell'universo o/ed esplorare ogni piccolo spazietto di casa propria; per quanto ami dibattere su idee con me stessa, l'idea di passare tutto il giorno in quella maniera non mi allettava piu di tanto, anche perché dopo un po' si sarebbe iniziato a intravedere del fumo uscire da qualche orifizio, credo.

Adesso che lo penso, i gatti in quella casa erano 3, intendo Seren, Eros ed io; mi sono resa conto di amare il fatto di avere delle abitudini, una routine: amavo, per esempio svegliarmi, preparare la colazione e sedermi in balcone a gioire di quel pasto cosi semplice quanto gustosto, guardando l'orizzonte e vedendo quella striscetta di mare blu intenso.

La mattina solevo preparare la colazione per me ed i miei due amici, ci spostavamo in balcone e terminato questo momento di pace ogniuno si preparava ad affrontare l'ennesima giornata in cui probabilmente io non avrei parlato con nessuno a meno che virtualmente e con i gatti ed gatti, bhè, loro si preparavo a non far niente.

A quell'epoca mi allenavo un sacco, il mio stile di vita era da sempre stato attivo: andate in bici, praticare sport di gruppo anche se per la maggior parte del tempo mi allenavo da sola o con un amico, C.; ci conosciamo da 12 anni credo e per me è una persona che contagia motivazione ed ispira, quindi allenarmi con lui è stato istruttivo e ha dato senza dubbio i suoi frutti.

Tornando alla routine, ricordo che il post allenamento era una doccia ed (in quel momento lo spazio di quel bagno per me era più che sufficiente, casa mia era di 40 mt di cui 25 abitabili, immaginatevi le dimensioni di quel bagno quindi), per dirigermi verso il balcone ed approfittare di quelle ore di sole diretto e quel contatto con aria fresca di cui avevo tremendamente bisogno; ogni scusa era buona per "uscire" dal mio spazio, ma non perché non mi piacesse è solo che quel ritmo di vita non era mio e me lo avevano imposto.

Tra i tanti quesiti che mi posi durante quel periodo uno importante aveva catturato la mia attenzione: volevo veramente continuare a lavorare per quella impresa? Ai tempi lavoravo per F., da li ero diventata vegetariana e successivamente vegana, catturata dal dio denaro ero scesa a compromessi con quello che io nomimo "il male di vivere" e devo dire che con il tempo e l'esperienza capii che questi tipi di lavoro ti mettono a dura prova perché non è semplice aprire la finestra al mondo ogni giorno, seppur sapevo che quello fosse un lavoro e soprattutto un metodo per mantenermi che mi lasciava fare una vita adagiata (vivevo da sola e pagavo 700€ di affitto) ed avere la pace mentale e la tranquillità sufficiente per accettare tutto quello che in esso succede. Personalmente odio le ingiustizie, odio le arroganze, odio l'ignoranza e mio malgrado deco ammettere che il mondo ne è pieno, ma preferisco sempre focalizzarmi sulla parte buona e le persone buona che ne fanno parte.

A causa di questo lavoro iniziai la terapia, avevo attacchi di panico e pensieri per niente positivi e come me, tanti altri colleghi che so vedevano sopraffatti dalla situazione e sperimentavano la stessa ansia e tristezza. So che alcuni e mi metto in mezzo alla mischia se dico che credo che ahbiamo anche sperimentato depressione (so che questo concetto ha ancora tanti taboo, ma non mi vergogno nel dire che l'ho viasuta e per questo non mi sento ne debole ne inferiore a nessuno, tantomeno "fatta male".

Però, fatta male era giustamente la sensazione che sentivo in quel momento, la mia vita personale era un casino; a 27 anni anni scoprii di essere bisessuale e questa scoperta mi scombussolò per completo inizialmente. Ho implicitamente sempre avuto una attrazione per alcuni tipi di donne ma non avevo mai sperimentato cosi da vicino quelle sensazioni. Ogni volta che lei entrava in una stanza non potevo staccarle gli occhi di dosso e volevo parlarle ma non sapevo da dove iniziare.. fino a quando successe e mi buttai, come sempre faccio, con anima e corpo in una relazione di quasi un anno che mi è costata un po' della mia salute mentale, non per la persona che avevo di fronte, ma per tutti i mostri che questa mi aveva messi di fronte e che non mi abbandonavano un momento.

Guardandomi indietro, quello che pensavo fosse amore non era che una maniera da parte mia di colmare un vuoto per non stare da sola ed effettivamente se ci ripenso, quella persona non somiglia lontanamente alla me autentica che ho scoperto dopo.

Penso a quante volte confondiamo il sentimento di amore con la voglia di non rimanere soli perché la solitudine spaventa e non è da tutti. I miei genitori sono sposati da 45 anni e si conoscono da quando ne avevano 13 e 18, però loro sono una storia a parte, una generazione tradizionale che fatica ad andare dietro ai cambi della vita.

Quella relazione aveva lasciato in me ferite aperte che anche se bruciavano chiedevano di essere sanate, cosi che iniziai a lavorarle perché si, sono così, una persona che affronta i problemi e cerca soluzioni, non ti lasciare ingannare, prima di arrivare a questo grado di coscienza e di maturità anche io ho dovuto fare graandi giri per evitare di affrontare i miei demoni, ti suonano 28 anni?

La pandemia mi mise di fronte ad ognuno di questi e per ogni volta che sentivo di fare un passo avanti in uno e sentivo di stare in pace subito un altro riaffiorava e mi travolgeva come un treno.

La terapeuta che mi seguiva in quel momento era una kinesica ed astrologa. Amo l'astrologia, mi affascina e mi incuriosisce. Mi lesse la carta astrale, che è in poche parole la caption di tutti i pianeti al momento in cui nasciamo, abbiamo pianeti che lavorano insieme e creano aonia e pianeti che non lo sono e che non ci aiutano in determinati ambiti. Il mio sole è gemelli, ascendente Cancro e Luna in leone, questi sono i punti più importanti di una carta, vengono poi il nodo nord e nodo sud e tutti gli altri aspetti, nelle case e con i pianeti dentro. Quando in quel momento la Kinesica mi lesse la carta mi disse che nella mia casa 7, la casa dei "pari", vedeva che presto avrei conosciuto qualcuno al mio pari, praticamente una coppia, che poteva essere si in ambito lavorativo che d'amore.

Andando avanti con le settimane e la terapia scoprii che uno dei modi che avevo di scaricare la mia ansia era mangiare senza sosta fino a sentirmi male; mi sentivo tremendamente in colpa quando pensavo di volere mangiare carne o derivati perché credevo nella scelta che avevo fatto di non volerne consumare più, eppure sentivo che una parte di me non riusciva a cedere a questo cambio, sentivo che era una scelta da persona "fatta male" e mi rifugiavo nel cibo. In pandemia naturalmente ho avuto periodi di peso yo-yo però qualcosa mi diceva che non dovevo sottovalutare il mio disordine alimentare e farmi aiutare.

Quando terminai la relazione con lei pensavo di avere nascosto a me stessa di essere stata lesbica durante tutta la vita ed è questo che probabilmente mi lasciava più di tutta la faccenda nel dubbio: come non potevo essermi accorta prima di titti quei segnali?

Lesbica e vegana, una combinazione che era tutto tranne che normale.

Un modo di essere e di vivere che la società ti fa pesare come un macigno sulla testa: se sei lesbica e non vuoi avere figli sei fatta male, se sei vegana e non vuoi mangiare carne sei fatta male... Condanno fermamente questa società di etichette buoniste che ci obbliga a separarci perché uniti facciamo paura, ma quel che è peggio è che è cosi tanto radicata che ormai è assunta e nessuno ne vede più le conseguenze.

Tornando alla terapia, quel giorno parlai alla Kinesica del mio disordine alimentare e mi fece delle domande insolite che non capivo tipo: se pensi di cucinare, quanti piatti cucini? o se pensi di comprare degli indumenti intimi, quante paia ne compri? La mia risposta fu 2.

Mi disse, capisco, credo che quello che stai vivendo si chiami sindrome del gemello solitario, anche io ci sono passata. Mi sentii spiazzata, non capivo a cosa si riferisse..

Mi spiegò che è possibile che quando stavo nella pancia di mia mamma (lei gemella), ci fosse un altro feto con me e che questo non fosse sopravvissuto, pertanto ogni volta che sentivo di stare bene mi sentivo colpevole verso quella gemella, perché stavo vivendo e lei no.

Questa affermazione mi lasciò a bocca aperta, era come se mi avesse aperto un mondo e mille collegamento nella mia testa avvenivano ed avevano senso: il fatto di essermi sentita incompleta per tutta la vita, il fatto di non essere quasi mai stata da sola fino ad allora in amore e in qualche modo anche la mia ultima relazione con Lei, molte persone ci chiedevano se fossimo sorelle e anche lei alla fine del nostro rapporto mi disse che mi vedeva come una sorella.

Fecimo una meditazione con visualizzazione, la kinesica mi guidava e mi chiedeva cosa vedessi: vedevo me stessa quando avevo 5 anni, una bambina con i capelli lunghi e la frangetta, che stava seduta in una stanza oscura. Mi chiese di respirare quella immagine e se vedessi dell'altro, e si, d'un tratto vidi un'altra bambina uguale a me seduta al mio fianco, era lei, la mia gemella. Iniziai a piangere a singhiozzo, ero contenta di vederla ma mi sentivo tanto in colpa per come era andata la vita. Mi prese per mano e mi disse che dovevo stare tranquilla perché lei stava bene.

Continuai a piangere fino alla fine della meditazione e quando aprii gli occhi sentii un peso che andava via dalla mia esistenza. Fu una sessione che ricordo vivamente ancora oggi e ancora oggi mi commuove, però mi ha dato nella vita un obiettivo: vivere felice perché Rebecca era con me e lei avrebbe voluto che io vivessi una vita felice e ricca di amore.

Il mio disordine alimentare poco a poco andava via lasciandomi spazio, sentivo una energia differente, uno stimolo di vita diverso, un impluso fresco e mi sentivo bene con me stessa, era come se quel momento di rottura avesse generato un nuovo inizio di vita per me.

Ovviamente la mia vita non era solo drammi, per fortuna stavo conoscendo i vicini di balcone, le uniche persone che vedevo con frequenza e che mi facevano compagnia. Al piano 4 ci stava la coppia di cuochi che mi offriva da mangiare: focacce, cornetti e cose del genere; nella porta accanto la mia viveva una signora con un cane che contagiava la sua allegia ed educazione, una coppia che viveva all'ultimo piano e che mi incontravo sempre per strada passeggiando i due cani e, nel palazzo di fronte sullo stesso piano mio ci stava un ragazzo francese che si allenava, super timido e riservato mentre al piano di sotto una signora che si prendeva cura delle sue piante come fossero le sue figlie.

Anche io avevo molte piante in casa, mi ricordo che un giorno iniziai a parlare con questa signora perché vide un girasole e le piacque tantissimo; un giorno mi chiamò dal balcone e mi chiese di andare a casa sua che doveva darmi una cosa.

Mi diede dei rami di un albero che si chiama "Arbol de Jade" o albero della fortuna, dicendomi di pianterne uno e augurandomi buona fortuna per la mia vita. I miei vicini erano i miei migliori amici di quell'epoca; la ringraziai tantissimo e tornai a casa a piantare quel ramo.

Piantai il mio primo albero e devo dire che portò veramente tanta fortuna; adesso è un bellissimo albero ed è con noi in casa.







22 de Maio de 2022 às 07:26 0 Denunciar Insira Seguir história
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