kristelralstonwriter Kristel Ralston

La vita di Paige Valois sembra essere arrivata a un vicolo cieco. La sua reputazione di problematica principessa del pop si è così diffusa al punto di minacciare il suo futuro economico già precario. Senza via d'uscita, se vuole risalire la china, accetta il salvagente che le lancia il suo agente come ultimatum. Deve scegliere: soddisfare tutte le esigenze di una famosa etichetta discografica o dimenticarsi per sempre l'industria dell'intrattenimento musicale. Come può rifiutare quando sono appese a un filo non solo la sua vita professionale ma anche la sicurezza della sua famiglia manipolatrice? Blake Howard si è dedicato al settore della musica fin da quando ha memoria. Dopo generazioni di musicisti nella sua famosa famiglia, lui è il primo che si dedica a questo settore senza calcare le scene. Quando il suo migliore amico, Josh Daniels, gli chiede di prendere in considerazione di dare un'opportunità a una stella caduta in disgrazia, Paige Valois, all'interno della sua casa discografica, Blake non può rifiutare perché deve a Josh un grande favore. Tuttavia, Blake farà tutto il possibile affinché Paige non violi i termini contrattuali. Il giorno in cui si renderà conto di chi sia la vera Paige, dietro quel mondo di glamour e luci, sarà molto tardi per il cuore di Blake.


Romantik Zeitgenössisch Alles öffentlich. © Todos los derechos reservados
6
6.8k ABRUFE
Abgeschlossen
Lesezeit
AA Teilen

CAPITOLO 1


—Ti sto chiedendo solo un’altra occasione…— disse Paige al suo manager, con un tono che non mostrava quanto fosse disperata e angosciata. —Ho abbastanza materiale per tornare all’apice della mia carriera. Parla con i proprietari della casa discografica, Josh. Vorrei poterti spiegare cosa è realmente successo, veramente, ma non posso...— abbassò lo sguardo —concedimi solo un po’ di tempo...Credimi.

Con lo sguardo acceso di rabbia, dopo aver letto i titoli dei giornali di quella mattina, Josh Daniels lasciò cadere la penna sulla sua scrivania. Si passò la mano sul volto cercando di contenere l’intensità della rabbia che aveva provato qualche ora prima, quando aveva ricevuto le telefonate dei più importanti giornalisti della stampa rosa di Los Angeles. A volte la stampa poteva essere benevola, altre volte i giornalisti erano dei veri e propri avvoltoi. Non aveva più scuse coerenti o convincenti a difesa di Paige. Rimaneva solo la solita frase: «no comment». E anche quello aumentava l’interesse.

—Pensi che io abbia una bacchetta magica, ogni volta che ti sorprendono ubriaca fuori da un club o con qualche cretino che sostiene di essere il tuo amante per avere cinque minuti di fama? Sono il tuo manager ma non sono una fata madrina, Paige. Devi capire cosa sta succedendo intorno a te. Sei stata appena scaricata da una delle più importanti case discografiche del mondo.

—I nostri avvocati potrebbero fare ricorso…

Nessuno si curava di chi fosse Paige Valois lontano dal palcoscenico fino a quando vendeva dischi, e, nel caso della sua etichetta discografica, sfornava molti successi musicali. Avrebbe quasi potuto giurare che erano passati trent’anni, e non solo otto, da quando aveva preso un aereo per Los Angeles da Portland.

Quel viaggio non aveva solo significato lasciarsi alle spalle la vita, così come la conosceva, ma anche le sue paure e i suoi segreti nelle zone periferiche di Portland. Ognuno ha senza dubbio motivi diversi per mantenere i propri segreti, e il caso di Paige non faceva eccezione. Nel suo passato c’erano ricordi che preferiva lasciare ai confini della memoria; ricordi che a volte erano troppo dolorosi, e altre volte senza speranza. Se Paige avesse deciso di ripulire la propria reputazione davanti al pubblico, il prezzo della sua tranquillità sarebbe stato la tranquillità di una persona innocente, che sarebbe stata esposta a un esame inutile e doloroso. Era un prezzo che non pensava valesse la pena pagare, anche a scapito di ciò che amava di più: la musica.

Non aveva idea per quanto tempo avrebbe potuto resistere la barricata che stava innalzando, con sempre maggiore forza, nei confronti della stampa e persino dei suoi colleghi. Si sentiva intrappolata in un piccolo spazio le cui pareti lentamente cominciavano a chiudersi su di lei. A volte si sentiva così sopraffatta che avrebbe voluto lasciarsi tutto alle spalle e rifugiarsi da qualche parte dove nessuno potesse riconoscerla. Aveva bisogno di uno spazio in cui non sentirsi oppressa per poter lavorare al suo prossimo progetto.

Paige aveva inciso delle canzoni che non avevano nulla a che fare con le ottimistiche e gioiose ballate pop che vendevano centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo. Queste canzoni, che scriveva nei suoi momenti di solitudine, non erano mai venute alla luce ed erano il vero riflesso del suo cuore e della sua anima. Della sua vita vista da una prospettiva più personale. Intima. Stava cominciando a sentire il bisogno di lasciarle uscire, di condividerle, ma non riusciva a prendere la decisione di farlo, e meno che mai con tutto il pandemonio che si erascatenato quella mattina. Non si trattava dello scandalo della notte prima, ma del licenziamento da parte della sua etichetta discografica. Aveva bisogno di fuggire per un momento. Solo un momento...

—Credi forse che sia rimasto seduto qui tutta la mattina a meditare sulla situazione, Paige?— domandò Josh, risvegliandola dalle sue riflessioni, dopo un lungo momento di silenzio.

Lei sollevò lo sguardo e lo fissò con i suoi occhi blu indaco.

La bellezza di Paige era un mix di donna sensuale, audace, candida e dolce. Una combinazione letale e attraente per i media, che, indipendentemente da quello che faceva, la seguivano sempre, a volte per lodarla e a volte per farla a pezzi.

Era una sorta di rapporto di odio-amore. Quale rapporto era perfetto? Nonostante le nefandezze scritte su di lei da alcuni giornalisti, Paige aveva cercato di lasciare i dettagli ai suoi avvocati. Aveva già abbastanza da fare nella sua vita, che non affrontare continue battaglie verbali che, alla fine, non avrebbero portato a nulla. Nonostante i pettegolezzi sui giornali, il pubblico l’amava. I fan dicevano che Paige aveva gli occhi di un angelo, il corpo di una Madonna e la voce di una sirena che poteva incantare chiunque la ascoltasse.

Aveva scalato le classifiche musicali e, anche se era appena stata licenziata, Paige sapeva che ̶ nel bene e nel male ̶ i suoi album avrebbero continuato a vendere. Ciò che la preoccupava era l’impossibilità di firmare un nuovo contratto e di tornare sul palco. Di denaro ne aveva abbastanza. Le ambizioni economiche non influenzavano le sue decisioni come invece faceva il desiderio di raggiungere più posti e toccare più cuori con la sua musica.

Non voleva vivere dei suoi successi del passato, non le importava quanti soldi potessero darle. Paige amava creare e perdersi nell’adrenalina che la avvolgeva quando registrava un album in studio. E quella possibilità stava cominciando a svanire...

Aveva bisogno di trovare un modo per porre fine all’ombra che l’aveva perseguitata da quando il suo primo album, Dichiarazione di intenti, le aveva portato i suoi primi due Grammy Awards. Tuttavia, si sentiva legata perché non poteva mettere in pericolo l’unica persona innocente dietro tutti i suoi presunti scandali.

—No, Josh, ovviamente— rispose sospirando, —ma almeno voglio che tu mi conceda il beneficio del dubbio e non creda a tutto ciò che esce sulla stampa. Sai quanto esagerano...

—Sei stata licenziata e non è un’esagerazione, Paige! È ufficiale e non dubito che, quando la notizia arriverà alla stampa rosa si spargerà in tutto il mondo— esclamò sventolando la lettera firmata dal proprietario della casa discografica Antlers Records Inc., nella quale si confermava che non avrebbe rinnovato il contratto e che il contratto vigente sarebbe stato immediatamente annullato dopo l’adeguato risarcimento previsto dalla legge. —Ti ho detto di rimanere a Seattle dopo il concerto di ieri e di non tornare a Portland per almeno sette mesi. Che bisogno avevi di tornare nella tua città natale quando non c’era un motivo urgente? Ogni volta che torni a Portland, scoppia uno scandalo di proporzioni epiche. Non lo capisco, Paige. Non lo capisco proprio.

—Josh, ascolta…

—Non si tratta di quello che penso io— la interruppe, —ma del danno che la tua reputazione può provocare agli altri miei clienti e, di conseguenza, alla casa discografica che ti assume o a loro.

—Trovo difficile capire il motivo per il quale...

Josh sospirò impazientemente.

—Perché possono mettere in discussione le nostre capacità, come società, di controllare che i nostri rappresentati rispettino i contratti. Nessuno dubita del tuo talento, però già esiste una Miley Cyrus sul mercato, e la stampa l’ha già martirizzata abbastanza. Non voglio che tu diventi come lei, almeno non sotto il nome della mia azienda. Preferisci essere ammirata per il tuo talento o per i tuoi scandali?

—Non è questo ciò che voglio. La tua domanda mi offende perché sai bene quanto ho sacrificato per la mia carriera, Josh— disse guardandolo furiosa. —Voglio essere solo Paige Valois. Va bene? Ho bisogno di tempo per affrontare questo problema. Un po’ di tempo... e un’opportunità.

Lui sbuffò mostrando la sua frustrazione.

—Andando a calmare le tue pene in un altro bar di Portland e facendoti vedere mentre vomiti sul marciapiede?

—Io no…— sospirò. Non aveva motivo di difendersi perché non poteva offrire a Josh ciò di cui lui aveva bisogno: la verità. —Cercherai di trovarmi un’altra casa discografica?

—Ascolta, non voglio offenderti, mi dispiace, ma credo che questa situazione di stare in prima pagina ogni due per tre e non solo per un articolo che parli dei tuoi successi, inizia ad opprimermi più del solito.

—Josh…

—Dovrò studiare la situazione— disse l’uomo con i capelli dorati e gli occhi verdi. Solo i migliori riuscivano a firmare un contratto con la sua agenzia, la Journey Media. Paige si sentiva privilegiata di far parte della società, ma se lui non poteva trovare una casa discografica che volesse assumerla nonostante i suoi scandali, non lo avrebbe fatto nessun altro. —Non ti caccerò via dalla mia azienda ma devo analizzare le opzioni che ci rimangono, Paige.

Una leggera sensazione di sollievo avvolse Paige, che annuì.

—Ho ancora così tanto da dare al mio pubblico— disse con veemenza, in procinto di far uscire le lacrime che stavano cercando di scendere. —Josh, non darti per vinto, con me. Hai sempre creduto in me. Non smettere di farlo adesso.

Lui si passò le mani tra i capelli.

—Il contratto con la Antlers Records non ha soluzione. L’ho discusso stamattina prima che tu venissi nel mio ufficio.— Paige abbassò lo sguardo. —Vedrò di trovare qualche altra alternativa. La tua reputazione di ragazza problematica non aiuta… Se non hai fiducia in me, raccontandomi tutto quello che c’è dietro ai tuoi scandali, in modo che io possa cercare di cambiare la prospettiva della stampa in merito alla tua reputazione, allora non c’è molto su cui io possa lavorare…— sospirò —Dammi qualche giorno per vedere cosa riesco a trovare. Eyna, la mia nuova assistente, si metterà in contatto con te il prima possibile. Intanto non voglio che tu partecipi ad alcun tipo di evento né di attività in pubblico. Puoi fare almeno questo?

—Sì. Certo che sì— rispose, leggermente speranzosa.

Quella mattina, Paige si era recata piena di ottimismo nello studio di incisione perché era da tempo che stava lavorando a una nuova idea. Infatti, tre settimane prima aveva scritto del nuovo materiale. Per questo motivo aveva avuto una sgradita sorpresa quando, entrando in studio, non aveva trovato né i soliti musicisti, né gli addetti al suono né gli addetti ai controlli.

Quando aveva chiesto spiegazioni, tutti le avevano sorriso con una sorta di aria di scusa e avevano evitato di fornirle delle risposte dirette. Sconcertata e anche arrabbiata, Paige si era diretta verso l’ufficio della segretaria dell’Antlers Records. Questa le aveva detto che le dispiaceva ma non poteva aiutarla e che era meglio che discutesse i dettagli con il suo manager. Era stato in quel momento che Paige aveva capito che l’energia ottimistica con cui si era svegliata non sarebbe durata.

E non si era sbagliata.

Ancora una volta Josh era la sua speranza. Non lo avrebbe mai potuto ringraziare abbastanza. Detestava non potergli raccontare ogni cosa del suo passato, ma era meglio per tutte le parti coinvolte.

—Bene. Ora usciamo da qui— disse lui prendendo le chiavi del Range Rover nero. —Vuoi che ti lasci in un hotel a cui la stampa può arrivare difficilmente? Enya lo troverà. O preferisci andare a casa tua a Beverly Hills?

Paige fece un cenno di diniego con la testa mentre si allacciava la cintura di sicurezza. Gli uffici della Journey Media erano blindati, così che nessun passante indiscreto potesse sbirciare. Era grata che Josh avesse un tale livello di paranoia sulla privacy, pensò Paige in quel momento.

—I paparazzi devono aver circondato casa mia. Potresti lasciarmi con Melinda e i bambini?— domandò, alludendo alla moglie di Josh e ai loro due figli. Era la cosa più vicina a una famiglia normale che Paige avesse mai conosciuto ed era loro molto affezionata. Sapeva che il sentimento era reciproco e sincero. Melinda aveva solo cinque anni più di lei ed era diventata una sua grande amica.

—I bambini saranno così felici di vederti. Sai di essere sempre la benvenuta.

—Non vedo l’ora di incontrarli.

Paige era consapevole del fatto che le persone che la circondavano non la conoscevano, né lei desiderava che la maschera di rigore che copriva le sue laceranti ferite venisse rimossa. Lasciava che la vera Paige fosse solo sua, quella donna che cercava di voltare le spalle al passato anche quando la tormentava in piena notte come un fantasma. Le persone al di fuori della famiglia Daniels si nutrivano della sua fama o dei suoi contatti per ottenere qualcosa a sue spese. Non era il caso di Josh, perché ambedue erano consapevoli che si trattava solo di un affare. L’amicizia che li univa era solida e non aveva mai interferito con il corso della sua carriera.

—Siamo anche amici, Paige, e capisco che non è facile essere giovane e famosa.

—Grazie per non avermi piantato in asso— mormorò non appena iniziarono a uscire dalla sede centrale della Journey Media.

—Non posso garantirti nulla— rispose Josh, e un brivido percorse la schiena di Paige. Il suo futuro musicale era nelle mani della persona che il suo manager sarebbe riuscita a convincere che valeva la pena darle un’ultima possibilità. —Dobbiamo in qualche modo risolvere questa situazione…Spero di riuscirci.

—Se non ci riesci tu, allora penso che la mia carriera musicale sia finita.

—Il pessimismo non ti si addice— disse lui sorridendo.

Quello fu il primo sorriso sincero che Paige riceveva in tutta la mattina, e solo per quel gesto sentì che non tutto era perduto. Incrociò le dita.


***

La capacità di Blake di suonare il piano e la chitarra non era passata inosservata ai suoi genitori, famosi cantanti di musica country che si erano già ritirati dalle scene. Nonostante il suo grande talento, Blake aveva odiato ogni istante che era rimasto solo in casa, affidato alle cure di una coorte di baby-sitter e del personale di servizio, mentre i suoi genitori partecipavano a concerti in tutto il mondo. Non aveva mai voluto avere nulla a che fare con le scene, e —anche se riluttanti— i suoi genitori non avevano insistito. Pauline, la sua sorella maggiore, amava gli applausi e le scene. Carismatica, socievole e con una voce potente, era diventata una famosa cantante country negli Stati Uniti.

Blake preferiva rimanere nell’ombra. Aveva visto di persona come la stampa perseguitasse le persone famose. Aveva assistito ad alcune discussioni in casa, per via dei pettegolezzi falsi e maliziosi. Lui non voleva tutto ciò per la sua vita. La sua vita privata era un terreno vietato alla stampa. I suoi genitori non lo avevano mai obbligato a fare nulla. Grazie a ciò, difficilmente la gente lo riconosceva.

Infatti, a sedici anni, mentre sua sorella frequentava lezioni di musica ed era invitata nei programmi televisivi, Blake trascorreva in Europa un’adolescenza dissoluta, passeggiando in città lontane dalle grandi metropoli e in cui faceva parte solo delle statistiche degli studenti stranieri. Aveva frequentato un master in gestione d’impresa e aveva approfittato del suo anonimato. Raramente qualche giornalista lo aveva riconosciuto come il figlio del leggendario duetto Howard e, se anche lo aveva sospettato, non gli si era avvicinato. Blake non faceva notizia.

Per Blake, rimanere lontano dallo sguardo del pubblico continuava a essere una parte importante della sua filosofia di vita. Per questo motivo aveva assunto Galeana Micontti, esperta di public relations con una reputazione di acciaio.

Era lei che metteva la faccia davanti ai media e organizzava gli eventi relativi ai talenti della casa discografica. Lui era la mente logistica e contrattuale della sua impeccabile azienda musicale. Il suo vicepresidente esecutivo, Macron, era incaricato di chiudere le trattative internazionali e di rafforzare il marchio.

A trentacinque anni, Blake si era creato una solida immagine professionale. Il suo cognome non era un riferimento per terze parti, ma Howard era popolare come chiunque altro. Era conosciuto come un imprenditore affidabile e aggressivo.

L’obiettivo principale di Blake era assumere, prima di chiunque altro, i talenti musicali nascenti e promettenti. Era molto severo ed estremamente selettivo e, forse per questo motivo —nonostante fosse il proprietario di una casa discografica di medie dimensioni rispetto alle altre— coloro che bussavano alla porta della Lion Records sapevano che dovevano rispettare delle regole rigorose, o sarebbero rimasti senza contratto e in attesa che qualcuno offrisse loro un contratto migliore. Cosa che non accadeva mai.

Essere allontanati dalla Lion Records significava la fine di una promettente carriera agli esordi. Blake non aveva avuto brutte esperienze a questo proposito e per evitarle non aveva mai permesso che un talento musicale problematico venisse rappresentato dalla sua etichetta. Gli piaceva il successo e non accettava gli scarti di nessuno; era estremamente attento e selettivo.

I generi preferiti della casa discografica di Blake erano il pop e il jazz. Due generi opposti ma che, al tempo stesso, gli consentivano di allontanarsi dal genere musicale che caratterizzava la sua famiglia: il country. Aveva trovato il modo di godersi i due ambiti che scatenavano l’adrenalina nel suo sangue: la musica e gli affari. Era stato così che, otto anni prima, era nata la sua casa discografica, la Lion Records.

—Blake, hai una telefonata sulla linea due. Josh Daniels.

La voce di Hannah, la sua segretaria, attraverso l’interfono lo fece allontanare dallo scaffale in teneva la sua collezione di monete antiche.

—Va bene. Passami la chiamata sulla linea privata.

—Fatto.

Blake avanzò verso la sua scrivania in legno intagliato del XVIII secolo, un capriccio che gli era costato alcune migliaia di dollari, oltre alle spese per l’importazione, in un negozio di antiquariato di Colonia, in Germania. Quando aveva visto quella scrivania non aveva resistito alla tentazione di averla nel suo ufficio. Nel momento in cui qualcosa che desiderava incrociava il suo sguardo o affascinava il suo orecchio, Blake faceva del suo meglio per averla.

Si sedette sul bordo della scrivania e prese la cornetta.

—Dopo tanti mesi, alla fine posso essere sicuro che non ti hanno rapito le sirene greche— disse Blake ridendo. —Come vanno le cose, Josh?

—Sono fortunato a non essermi lanciato ancora da un precipizio— rispose dalla sua casa di Bel Air —e tu, che nuovi talenti hai nel mirino? Lo sai che mi piacerebbe rappresentarli.

—No, se quelli che rappresenti sono sulle prime pagine ogni settimana.

—Acc.. Ti riferisci a qualcuno in particolare?— domandò, sondando il terreno. Lui e Blake si conoscevano da alcuni anni, quando si erano incontrati a un evento a Londra. Da allora avevano stretto un’amicizia che, salvo alcune occasioni, preferivano non mescolare con gli affari.

I consigli o i commenti sull’industria musicale non erano lontani dalle chiacchiere abituali ma non avevano mai firmato un contratto insieme. Forse era per quel motivo che la loro amicizia andava avanti. Blake non credeva alle coincidenze. Nonostante dovesse molto a Josh, che lo aveva salvato mentre stava per annegare nel Mediterraneo, durante un’estate in Europa, non mescolava l’apprezzamento personale con gli interessi professionali. Quello era un accordo implicito tra i due e forse grazie a ciò la loro amicizia decennale era così solida. Non si frequentavano molto spesso a causa dei loro affari, ma si incontravano due o tre volte l’anno.

—Una bionda-castana con gli occhi color blu indaco, per essere precisi— disse Blake. —L’ho letto poco fa sul giornale. Perché non la mandi via e basta? Ti risparmieresti un mucchio di problemi. Sono anni che tolleri i suoi comportamenti stravaganti.

Josh, osservando Paige che giocava con i suoi figli attraverso la porta socchiusa del suo studio, avvertì un senso di tristezza. Da molto tempo aveva cercato di ignorare la realtà dietro gli scandali di Paige, ma la verità era che sapeva esattamente ciò che stava accadendo.

Non faceva mai un contratto a una persona senza prima fare delle ricerche approfondite. Tuttavia, non avrebbe rivelato la verità sulla famiglia di Paige, se lei non lo avesse fatto per prima o non ne avesse parlato con lui o con Melinda o con la stampa. Odiava non poterla difendere come meritava. Si sentiva male a non poterle dire che poteva aiutarla…Paige aveva un gran cuore ed era un peccato che essere così nobile significasse affondare a causa di altre persone. E lui sapeva chi Paige stesse difendendo con tanta ferocia.

Proprio perché credeva in Paige, nel suo talento e nella sua integrità, aveva deciso di chiamare l’unica persona che poteva aiutarla. Blake era difficile da convincere ma era anche giusto. O almeno sperava che potesse esserlo con Paige, nel caso in cui avesse accettato di incontrarla.

—Non ci piacciono i giri di parole. Quindi, accetteresti di riceverla e di parlare con lei? È una donna così piena di talento…

—E ha grandi problemi di reputazione. Josh, non so perché ti sei preso il disturbo di chiamarmi per una persona come lei.

—Forse la stai giudicando prima di conoscerla.

—La stampa ha fatto un buon lavoro.

—La stampa di solito mente sfacciatamente.

Blake rise. Sapeva quanto Josh sostenesse i suoi clienti. Non lo sorprendeva che stesse difendendo la persona che rappresentava, nonostante quella mattina la donna fosse stata licenziata da una delle case discografiche più grandi del mondo.

—Josh, non credo che tutto ciò abbia un senso. La sua reputazione parla per lei.

—La musica parla per Paige Valois. Ha del talento.

—Ma non è un talento nuovo; il tipo di talento vergine che abbiamo sempre sostenuto alla Lion Records. Lo sai— disse con calma, mentre nel palmo della mano libera si girava un cubo di Rubik.

Da Bel Air, Josh si grattò la fronte con l’indice. Ascoltò le risate dei suoi figli e osservò la complicità tra Melinda e Paige. In quel momento maledisse in silenzio il fatto di non essere capace di difendere la sua amica e cliente davanti a Blake, e di spiegargli perché poteva avere fiducia in lei. Sospirò con impazienza.

—Non ti ho mai chiesto un favore, Blake. Te lo sto chiedendo adesso. Conoscila soltanto. Ascoltala e poi decidi se farle un contratto con la Lion Records.

—Non posso prometterti nulla.

—Non è quello che ti sto chiedendo. La riceverai nel tuo ufficio?

—Siccome sei un amico che non mi chiederebbe mai di fare qualcosa del genere, se non credesse fermamente nella persona che sta difendendo, sì. Riceverò la signorina Valois.

Josh chiuse gli occhi un istante. C’era ancora un barlume di speranza per Paige…appoggiò la schiena alla sua poltrona di pelle italiana.

—Domani a mezzogiorno?

—Dirò alla mia assistente di accordarsi con la tua.

—Grazie, Blake.

—Non ringraziarmi. Non sai ancora quale sarà la mia decisione.

Josh rise.

—Ad ogni modo, grazie.

—Salutami Melinda e i bambini— disse Blake prima di chiudere la telefonata.

L’ultima cosa che pensava di fare il proprietario della Lion Records era complicarsi la vita. Avrebbe spiegato alla signorina Valois per quale motivo la sua società, nonostante il suo talento, non le avrebbe concesso nessuna opportunità. Quello era fuori discussione. Lui era un uomo razionale, e solo per questo motivo doveva essere al corrente di qualcosa che potesse giustificare il suo rifiuto.

Sollevò la cornetta.

—Galeana, ho bisogno di una relazione completa su tutti gli scandali di Paige Valois degli ultimi tre mesi. Puoi prepararla entro oggi?

—Immagino che desideri farle un contratto…

—Non immaginare nulla, Galeana, non ti pago per questo— disse con il suo tono imprenditoriale ma amabile.

—Lo so, Blake. Mi paghi perché risolva i problemi e ci metta la faccia per difendere la tua azienda. Tutto a causa delle tue paranoie sulla violazione della privacy.— Blake sorrise, senza interromperla. Le piaceva che Galeana fosse una persona che non era mossa dalle emozioni. Ne aveva già abbastanza dell’ego e dei sentimentalismi dei musicisti con cui lavorava, per aggiungere un extra alle sue PR. —Entro oggi avrai una relazione completa.

—Non lasciarti sfuggire nulla.

—Questo non mi impedisce di dirti che, in qualità di addetta alle relazioni pubbliche, pensare di scommettere su Paige sarebbe un grattacapo. Questo nel caso in cui tu la stessi considerando come un’opzione…

—Non hai bisogno di dirmi delle cose ovvie.

—Che bello che siamo in sintonia.

—Se fosse il contrario, staresti lavorando per qualcun altro.

Galeana scoppiò a ridere. I capelli castani e gli occhi marroni le donavano l’aspetto di una donna esotica, anche se frivola, agli occhi di coloro che la vedevano muoversi nel mondo degli affari.

Quando Galeana passava dalla vita professionale a quella personale era diversa rispetto a come gli altri la immaginavano. Aveva quaranta anni e il fisico di una trentenne. Suo marito era morto da nove anni, quando ancora viveva a Firenze, a causa di una pallottola vagante. «Momento e luogo sbagliati», le avevano ripetuto le autorità italiane, quando avevano portato a termine le indagini sulla morte di Paolo. Da allora, il lavoro era la passione di Galeana e i suoi amanti occasionali rappresentavano solo una valvola di sfogo. Era pragmatica perché la vita l’aveva fatta diventare così.

Poche persone avevano avuto il piacere di conoscere il suo lato caldo e giocoso. Quell’aspetto della sua personalità era morto il giorno in cui Paolo aveva esalato il suo ultimo respiro.

Blake e lei sapevano separare i diversi aspetti delle loro vite con una precisione chirurgica. Senza alcun rimorso. Forse era quello il motivo per il quale lavoravano così in sintonia l’uno con l’altro.

—Stasera alle sei riceverai la relazione per email— disse lei mentre faceva cenno al suo assistente personale di non disturbarla. Sarebbe stata una lunga giornata e la richiesta di Blake non faceva altro che aumentare il carico di lavoro.

—Va bene, Galeana.

La donna chiuse la telefonata e iniziò a organizzare il suo team di collaboratori per il resto della giornata.

Blake si allontanò dalla scrivania e prese la giacca dall’appendiabiti. Sapeva che, da un punto di vista professionale, poteva fidarsi di Galeana. La donna era un vero mulo. Possedeva la sensualità innata delle donne italiane e la forza di chi era riuscito a superare i propri limiti con caparbietà. Per questo motivo la rispettava. Alcune persone speculavano sulla possibilità che loro due fossero amanti, a causa degli strettissimi rapporti di lavoro che avevano e della quantità di viaggi che facevano. Lungi dal dover chiarire se fosse vero o meno, Blake non dava spiegazioni a nessuno.

Erano le due del pomeriggio e doveva andare a trovare la sua ex moglie, visita che aveva posticipato per alcuni mesi. Vedere Sheela non implicava mai qualcosa di gradevole. Erano divorziati già da quasi tre anni ma il ricordo del tradimento continuava a essere una spina nel fianco per Blake

Nel bagagliaio della sua Lincoln MKXaveva quattro scatole contenenti gli oggetti che appartenevano a Sheela. Aveva pensato di dargliele anche se era subentrato sempre qualcosa che lo aveva costretto a rinunciare. Pensare che qualcuno della sua azienda si potesse occupare della questione era assurdo, avrebbe incrinato la sua vita privata. Chi poteva sapere quali sciocchezze avrebbe detto la sua ex moglie?

Anche se quelle scatole di cartone non occupavano molto spazio nel suo attico, rappresentavano un ricordo silenzioso di chi aveva vissuto accanto a lui per dieci anni. Un decennio di alti e bassi.

Sposarsi così giovane era stato un errore…

Aprendo la porta del suo lussuoso ufficio nel cuore del quartiere degli affari di Los Angeles, Blake indossò gli occhiali da sole prima di immergersi nel rumore mondano.

6. März 2020 18:21 2 Bericht Einbetten Follow einer Story
1
Lesen Sie das nächste Kapitel CAPITOLO 2

Kommentiere etwas

Post!
Alejandra Josefina Alejandra Josefina
Cómo hago para traducirla al español. Por favor. Quiero leerla y no puedo. Help.... 😭😭😭
October 13, 2020, 16:50
Andy P French Andy P French
Ho amato il primo capitolo!!! 🔥💜
August 20, 2020, 07:22
~

Hast Du Spaß beim Lesen?

Hey! Es gibt noch 23 Übrige Kapitel dieser Story.
Um weiterzulesen, registriere dich bitte oder logge dich ein. Gratis!